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La galleria d’arte Il Vicolo inaugura una nuova personale dell’artista Mirko Baricchi, dal titolo Pangea il 15 marzo alle 18.30 in via Maroncelli 2.
La mostra di Mirko Baricchi, il cui allestimento è stato pensato appositamente per gli spazi della galleria Il Vicolo, si compone di una serie di opere di grande intensità che si rifanno all’ultima ricerca artistica svolta dall’artista, dove è visibile l’abbandono delle sue icone a favore di una pittura di non-figurazione più fluida, ma allo stesso tempo decostruita, il cui titolo Pangea è un chiaro richiamo a quella primordiale massa dal cui smembramento hanno avuto origine gli attuali continenti, ma anche un ulteriore riferimento a quel filo di discorso legato alla terra di precedenti esposizioni come Germogli, Humus, Maggese e Derive.
L’artista spezzino – attivo sulla scena da circa vent’anni e che ha saputo affermarsi come uno dei talenti della sua generazione – prosegue così sia la sua indagine sull’uomo in rapporto con la natura e l’universo, sia su un nuovo modo di rappresentarlo.
Le opere sono costruite con ampie campiture gestuali, giocate sulle diverse tonalità del grigio e del nero, ove lo spazio pittorico diventa, anzitutto – come ha osservato Daniele Capra nell’ultimo catalogo Derive, realizzato in occasione dell’ampia personale al Camec, il Centro d’arte moderna e contemporanea di La Spezia – un ambiente esposto alla dislocazione di inserti e dispositivi omogenei.
Sempre citando Daniele Capra si può dire che le opere della serie Pangea siano caratterizzate da una pittura compiutamente aniconica ma che sebbene allo stato di abbagli, intuizioni o memorie labili, quelle immagini sollecitano cerebralmente a vedere pezzi di realtà, offuscati o forse del tutto arbitrariamente creati da falsi ricordi elaborati dalla psiche. È probabile che in una pratica artistica processuale come quella di Baricchi gli elementi riconducibili al reale esistano semplicemente come fattori latenti, anche nella testa dell’artista: quasi delle tracce in cui è riassunta e si concentra in forma inconscia la realtà visiva. Pur tacendo nella non-figurazione, il mondo reale potrebbe presentarsi nella forma di seme, portando con sé un inconsapevole elemento germinativo (Daniele Capra, dal catalogo Derive).